lunedì 24 settembre 2012

La recensione: Piombo rovente (1957)


Ieri mattina, incuriosito da un alcuni commenti su Tony Curtis in questo film, ho visto Piombo Rovente.
Si tratta di un film del 1957 diretto da tale Alexander Mackendrick (di cui non ho visto nulla, ma che ha diretto l'originale Ladykillers), scritto da Ernest Lehman (tra i suoi lavori migliori: Intrigo Internazionale, Chi ha paura di Virginia Woolf?) e che si avvale di un ottimo bianco e nero.


La trama del film ruota intorno a... Wait! Non pensate a sparatorie o gente ammazzata a revolverate, il titolo italiano deve essere stato pescato a caso dalla boccia "Nomi per attirare laggente", perchè non c'azzecca nulla.... - ruota intorno a un addetto stampa newyorkese, Sidney Falco (Curtis), che per ottenere una carriera di successo si mette agli ordini del famoso giornalista Hunsecker (Lancaster), talmente influente nell'ambiente dello spettacolo da portare al successo o far fallire artisti con una singola recensione.
Ciò che Hunsecker chiede a Falco è di far naufragare la storia d'amore tra la sorella e un giovane e talentuoso chitarrista.
Il film è basato principalmente sui dialoghi, in una cornice avvilente dovuta alla moralità dei suoi personaggi.
Falco è uno di quei protagonisti che difficilmente attirano la simpatia dello spettatore. Un uomo arrivista, pronto alla più bieca azione per raggiungere "il dolce profumo del successo", sbruffone, manipolatore ma che spesso dimostra di essere un vigliacco soprattutto di fronte ad Hunsecker con cui mette da parte la propria dignità pur di ottenerne il consenso.
Lo stesso giornalista è un bel pezzo di merda. Dietro la facciata di uomo rispettabile e tutto d'un pezzo (di merda, come dicevamo) c'è un individuo vendicativo, presuntuoso e legato in maniera quasi morbosa ed autoritaria alla giovane sorella.
Ai due si aggiunge tutta una schiera di personaggi secondari manovrati come pedine: la segretaria bruttina di Falco che si preoccupa per lui e che ne ricava di essere trattata a pesci in faccia (purtroppo per lei non i pesci che vorrebbe), il poliziotto corrotto e violento che riceve le soffiate dei due e senza scrupoli nell'incastrare innocenti, la sigarettaia ingenua (nonostante il passato non facile. Fatto semplicemente intuire) che viene sfruttata per il suo bell'aspetto, il giornalista approfittatore, gli impresari che badano al soldo e nel mezzo anche una certa critica sulla paura dei "rossi" piazzata lì ad un certo momento.
In tutto questo le figure più pulite sono i due innamorati, ingenui ma non stupidi, che sono la cuasa di tutte le vicende della storia e che ovviamente saranno quelli più colpiti.
A rendere il film riuscito e godibile sono sicuramente gli attori, soprattutto Curtis e Lancaster. Due personaggi difficili come quelli sopra descritti potevano facilmente affossare il film, ma i due riescono a tirarne fuori qualcosa di davvero interessante, con due prove diametralmente opposte.

Falco non è certo un personaggio amabile, ma Tony Curtis riesce a renderlo affascinante.
Lavora molto col corpo, in continuo movimento, sempre pronto alla risposta, con la gestualità e lo sguardo. Le sue azioni riprovevoli quasi incontrasto con la sua faccia pulita, che a tratti ingannano anche lo spettatore fino ad avere quasi compassione di lui. Prima di questo film lo ricordo principalmente per l'ottima prova comica in A qualcuno piace caldo in perfetta sintonia con Jack Lemmon, ma in Piombo rovente probabilmente si supera.

Dall'altra parte Burt Lancaster, in un ruolo importante ma non da protagonista, regala un altro grande esempio delle sua bravura. Dove Curtis è una trottola Lancaster è compassato e glaciale. Il suo Hunsecker è perfettamente credibile grazie al carisma dell'attore; ogni frase, ogni gesto, ogni occhiata fanno capire perchè il personaggio sia così temuto. Un'ottima interpretazione misurata.


Concludendo un film senza troppo spettacolo o emozioni forti, ma che scorre via liscissimo grazie a una storia e a dei dialoghi ben scritti. Merita una visione soprattutto per le ottime prove dei due attori principali.
Nonostante il ritratto abbastanza pessimista che vien fuori dalla vicenda.

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