sabato 15 marzo 2014

La recensione: Lei (2013)



Si diceva nell'ultimo post dedicato agli Oscar che dei 9 candidati al premio Miglior Film l'ultimo che mancava all'appello da vedere era Lei (Her) del regista Spike Jonze, che sarebbe uscito nelle sale nostrane il 13 Marzo.
Bene, al day one eccoci al solito cinema che spesso passa questi film che nei multisala in città non si vedono... senza andare troppo indietro nel tempo, Nebraska, La vita di Adele, The Master, Re della terra selvaggia e 12 Anni Schiavo (quest'ultimo con la storia degli Oscar ha avuto una distribuzione più benevola).

Her è il quarto film di Spike Jonze, regista che sicuramente non si può definire ordinario... o particolarmente prolifico.
I sue primi due film mi erano piaciuti molto, l'esordio con Essere John Malkovich (un surreale viaggio nella testa dell'attore del titolo) e Il ladro di orchidee (come adattare un libro nella maniera più inaspettata) possono sì vantare la collaborazione in fase di scrittura di Charlie Kaufman, uno degli sceneggiaturi più visionari degli ultimi anni, ma se funzionano (cosa che non era scontata) è merito anche della mano di Jonze.
Dopo una pausa di circa 7 anni, nel 2009 torna al grande schermo con Nel paese delle creature selvagge, tratto da un famoso libro per ragazzi. Un racconto "fantasy" e ricco di passione con protagonista un bambino problematico alla presa con una serie di particolari mostri.
Ho letto in giro di un sacco di gente a cui è piaciuto un sacco, ma devo dire che a me non colpì molto... certo visivamente intrigante e le creature sono ben realizzate sia nell'aspetto che nella caratterizzazione, ma un film del genere credo che debba proprio prenderti per essere apprezzato appieno e con me non c'è riuscito.

Ma dopo questo preambolo torniamo all'ultima fatica di Jonze.

L'idea alla base di Her, l'avrete letta o sentita da qualche parte quindi nessuno spoiler, è alquanto semplice: in un futuro non troppo lontano, che non viene mai specificato nel film lasciando allo spettatore di immaginarsi tra quanto tempo potrebbe verificarsi qualcosa del genere, abbiamo il nostro protagonista che si innamora del suo sistema operativo con la voce di Scarlett Johansson (Micaela Ramazzotti nel doppiaggio italiano).

Sì, lo so, detta così può sembrare una cazzata dai risvolti comici e del protagonista si potrebbe dire che è uno sfigato... però dietro fortunatamente c'è dell'altro.
Theodore, interpretato da Joaquin Phoenix, è un uomo solo alle prese con il divorzio dalla moglie, visibilmente introverso e con una spiccata sensibilità che riversa nel suo lavoro di "scrittore di lettere altrui".

La svolta per la sua vita arriva con l'acquisto di questo OS, sistema operativo pubblicizzato come una rivoluzionaria intelligenza artificiale in grado di apprendere e svilupparsi.
Le prime interazioni con l'OS sono un misto di curiosità e divertimento, sia per Theodore che per lo spettatore, nell'assistere alla "nascita" e ai primi passi di questo personaggio incorporeo.

Non voglio rivelare troppo sulla storia, perché merita davvero di essere gustata.
Riesce ad essere seria, malinconica e romantica e dall'altra parte a divertire e sorprendere.
Per quanto strano, il rapporto che si crea tra Theodore e Samantha (carino come viene introdotto il nome dell'OS) viene reso in maniera credibile per come si sviluppa l'intelligenza artificile, per come i due interagiscono scoprendosi l'un l'altro da vera coppia, per il contesto in cui tutto questo accade...

Una delle cose che mi è piaciuta molto è infatti questa rappresentazione del futuro. Non ti viene sbattuta in faccia una tecnologia da superfantascienza o un mondo completamente stravolto, è anzi qualcosa di incredibilmente comune, ambientato in una città normalissima dei giorni nostri. A fare la differenza è l'attenzione ai dettagli e un uso interessante delle scenografie e dei costumi, ricchi di colori accesi e semplici, e che rendono una sensazione di pulito e ordine.
Vedi il protagonista, gli altri personaggi e le comparse andare in giro parlando a questi auricolari infilati nell'orecchio per comunicare coi propri computer e ascoltare le email, e dopo una prima sensazione di stranezza sembra tutto estremamente naturale... in fondo basta pensare alla gente per strada che guarda il proprio smartphone o ascolta la musica e immaginarla mentre fa tutto questo solo con un piccolo auricolare. Ognuno nel suo piccolo mondo in mezzo alla folla.
Una menzione anche per lo sguardo sui videogiochi, improntati maggiormente all'immersione del giocatore e all'interattività. Il piccolo personaggio del videogame di Theodore è stato uno dei momenti più divertenti della visione.


Il contesto futuristico è però solo un guscio per il vero cuore pulsante di Her: una storia d'amore, come recita il poster del film, improbabile (magari non inedita o innovatrice) ma allo stesso tempo classica. Ci sono tutti i tipici elementi, la scoperta reciproca, la passione, le difficoltà nel rapportarsi, qui amplificati dalla natura di Samantha, dove ogni parola o azione possono essere amplificati con ripercussioni sui due, la maturazione e crescita di entrambi.
Theodore, riportato ad assaporare la vita dopo un periodo buio, affronterà un percorso personale in cui mettersi in gioco ed affrontare il proprio passato e i rapporti con gli altri.

E c'è una crescita anche per Samantha. Il tema dell'IA che supera i confini tracciati dai suoi creatori non è certo nuovo al cinema di fantascienza, basti pensare a 2001 Odissea nello spazio, a Blade Runner, Terminator, Matrix, A.I., ecc.
Ma in Her riesce a destare ancora interesse per come l'OS prenda sempre più coscienza della propria natura, abbia desideri e segreti, impari a conoscere sentimenti umani con tutti i risvolti del caso.

Personalmente mi sono trovato molto coinvolto dalla vicenda e, come ho scritto prima per Nel paese delle creature selvagge, anche Her se riuscirà a prendervi potrebbe essere una bella esperienza di poco meno di due ore.

Parlando di altri aspetti del film.
La colonna sonora è funzionale ai vari momenti della storia, non invasiva, anche se non è nulla di trascendentale. La canzone "The Moon Song" di Karen O avevo già scritto nel post precedente che non mi piace molto, ma messa in quel particolare momento del film risulta abbastanza azzeccata.
Fotografia e montaggio non saranno per i posteri, ma funzionano egregiamente e francamente non concordo con alcuni commenti letti sull'Internet che lo definiscono come "fotografato con Instagram".
Spike Jonze, adesso che ho visto il film, posso dire che a mio parere si è portato a casa meritatamente l'Oscar per la migliore sceneggiatura originale, prendendo un'idea di base accattivante e sviluppandola alla grande con humor, sentimento, dialoghi e caratterizzazione.
Complimenti per lui anche sul fronte della regia nel suo complesso, prendendo tutti gli elementi sopra descritti, facendoli funzionare insieme e dirigendo ottimamente gli attori.

E qui arriviamo a un altro punto di forza di Her.
La riuscita dipendeva davvero molto dal suo personaggio protagonista. Theodore come detto è un uomo particolare e con una visione sul mondo personale e sensibile (si evince oltre che dal suo lavoro anche da uno dei dialoghi con Samantha) e serviva un'interpretazione all'altezza per renderlo completamente credibile. Beh, Joaquin Phoenix credo che non potesse essere più adatto di così.


Ho sentito che in lingua originale fa un ottimo lavoro con la voce, ma anche doppiato possiamo apprezzare la notevole espressività del suo volto che impreziosisce i numerosi primi piani riservatigli durante le conversazioni con Samantha. Oltre a una riuscita prova "fisica" Phoenix riesce a toccare le corde giuste sul piano dell'emotività, non sembrando mai fuori luogo... traspare l'insicurezza, la felicità, lo stupore, la frustrazione e la tristezza, anche solo con uno sguardo. L'anno scorso in The Master era stato stratosferico ma anche in Her ha regalato una grande interpretazione, considerando tra l'altro che per gran parte delle scene ha dovuto interagire con un personaggio mai presente sullo schermo, e che va ad aggiungersi all'elenco di ottime prove attoriali di cui è stato ricco questo 2013.
Basti pensare alla cinquina della categoria "Miglior attore in un film commedia o musicale" agli ultimo Golden Globe: oltre a Phoenix, DiCaprio per The Wolf Of Wall Street, Bale in American Hustle, Dern per Nebraska e Oscar Isaac per A proposito di Davis. Anni che non si vedeva un tale concentrato di qualità.

Poi Phoenix al di là del rapporto con la Samantha doppiata da Scarlett (tra l'altro sono curioso di sentirla in lingua originale, anche se la Ramazzotti mi è piaciuta) è stato bravo anche nel rapporto con le altre figure femminili del film.

La prima di cui facciamo la conoscenza è Amy, amica di Theodore interpretata da Amy Adams, che vediamo assieme al marito.
Amy è un personaggio interessante. Ha un carattere gioviale ma anche insicuro (per il futuro, per il lavoro, per quanto riguarda i rapporti con gli altri e il loro giudizio), una certa vena creativa che traspare dalla suo desiderio di creare dei documentari e dal suo lavoro nel campo dei videogames. Oltre a una certa anti-femminilità nel modo di vestirsi e nell'aspetto in generale... nonostante sia Amy Adams eh! Un po' come Cameron Diaz nel primo film di Jonze.
E' bello vedere come basta poco per capire che tra lei e Theodore c'è una forte e lunga amicizia. Un'ottima chimica.
Poi fa strano come Amy Adams nello stesso anno abbia interpretato questo personaggio e uno diametralmente diverso in American Hustle, una sorta di femme fatale dalla gran sensualità.
Cioè...


C'è poi Olivia Wilde per un ruolo in cui serviva una gran gnocca bella donna... niente da dire, ottimo casting.
E' un peccato vederla in scena così poco (boh 5 minuti). Inutile quindi giudicare la sua prova, anche se il personaggio è molto funzionale in quel preciso momento della storia... il suo comportamento mi ha lasciato abbastanza spiazzato. Magari recuperatevi Rush.




Concludiamo con Rooney Mara.
Nel film è la moglie di Theodore, che per la maggior parte del tempo vediamo nei ricordi del protagonista. In queste scene il termine più adatto che trovo per Rooney è "pucciosa", ottima scelta per rendere le sensazioni che Jonze vuol trasmettere con queste scene.
Quando arriva il confronto faccia a faccia tra i due poi Rooney Mara fa un buon lavoro nonostante il poco spazio a disposizione. Devo dire che lei come attrice mi piace molto... lanciata da David Fincher, prima con un ruolo limitato in The Social Network e poi come protagonista in Uomini che odiano le donne, questo 2013 per lei è stato molto intenso anche se in film non di gran richiamo. Infatti oltre che in Her l'ho vista protagonista dell'interessante thriller di Soderbergh Effetti Collaterali dove è autrice di un'interpretazione non facile e in Ain't Them Bodies Saints, film che richiama un po' La rabbia giovane di Malick. 

Un saluto anche da Scarlett Johansson... ho parlato di tutte le altre, lei almeno una foto se la merita

In conclusione non posso che consigliarne la visione.
Non ci saranno azione, violenza, esplosioni o cose del genere, ma se cercate un film con una propria impronta personale, una visione del futuro piuttosto credibile, un buon cast, un ottimo comparto tecnico, scene divertenti e soprattutto tanto cuore e passione non lasciatevelo sfuggire.
Per me è uno dei migliori film e, insieme a Before Midnight, la migliore "Love story" dell'anno. Uno sguardo sul mondo delle relazioni, dei rapporti interpersonali e con la tecnologia da un punto di vista diverso dal solito.
Promossissimo.

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